Profumo

 Il profumo dei libri. È un qualcosa che rimane per sempre tra gli odori che tutti noi ricordiamo. Ho sempre amato l’odore della carta e andare in libreria sin da piccolina. Oggi, quando vado per le strade della capitale e vedo che tante librerie che frequentavo con mia madre o con mio nonno non ci sono più, mi prende un momento di struggimento e di malinconia. Ora sul corso Vittorio al posto della libreria Croce c’è un negozio di abbigliamento e di scarpe sportive, una di quelle catene internazionali. Se ci pensiamo fa un po’ tristezza pensare che la cultura molto spesso sia stata rimpiazzata dal consumismo: a me piaceva tanto entrare in queste librerie grandi con grandi volumi alle pareti.  C’era, poi, sempre un libraio con gli occhiali piegato su sé stesso oppure uno con giacca e cravatta e con una certa aria da intellettuale. Già da piccola mi entusiasmava e mi rendeva felice far parte di questo mondo: il mondo dei libri, della cultura, del sapere. Ricordo che, mentre mio nonno o mia madre cercavano dei volumi e chiedevano ai commessi qualche titolo, io sbirciavo i titoli che vedevo nelle “costine” dei libri sugli scaffali più vicini a me. Alcuni erano di filosofi: quando ero piccola non sapevo nemmeno dire la parola filosofia, dicevo “fisolofia”, però mi interessavo a quello che trovavo su certi scaffali. Torniamo al profumo. Un profumo particolare, fatto di carta, di colla e di polvere, di volumi accatastati agli angoli di una libreria oppure sugli scaffali. Da ragazza, studiando all’Università, ho frequentato varie biblioteche e mi rendo conto che per molti può sembrare una cosa non interessante o non entusiasmante, ma per chi ama la carta, le lettere e i libri come me tutto è veramente coinvolgente. Andare in certe biblioteche, dalla Biblioteca Nazionale ad altre biblioteche, frequentarle per motivi di studio e prendere sempre maggiore confidenza con alcune procedure. Negli anni, durante dei viaggi ho visitato tante città importanti a livello universitario: l’ultima che ricordo è Bologna dove ho visitato una piccola biblioteca legata agli studi di anatomia e ricordo che dietro ad alcuni sportelli c’erano dei volumi che attiravano il mio sguardo, mentre la guida parlava.

Il profumo dei libri lo scopre e lo riscopre ogni giorno chi ama questo ambito letterario e culturale, partendo però da lontano. Precisamente dall’infanzia e dai libri che si leggono sia da piccoli. E’ necessario avere intorno un ambiente stimolante, che abitui i bambini alla lettura. Io ho avuto la fortuna di averlo sin da piccola, a partire dalla letteratura che faceva per me: quella per l’infanzia. Si può partire da lì e poi continuare seguendo ognuno i propri interessi. Mi rendo conto però che nel mondo moderno il “cartaceo”, come viene chiamato, non è al centro delle attenzioni del pubblico e dei consumatori. Ora si parla di “E-book”, di “Kindle”, di un mondo tecnologico in cui si scaricano i libri a pochi euro tramite delle piattaforme e si leggono su uno schermo, che a volte può essere anche molto piccolo.

Credo che il supporto tecnologico sia da utilizzare nei momenti in cui può avere una certa utilità, ad esempio nel momento di un viaggio, oppure nel momento in cui ci troviamo in vacanza e non vogliamo trasportare con noi troppi volumi che a volte hanno veramente molte pagine. Nello stesso tempo penso che nei momenti in cui si può, a casa sul divano oppure sotto l’ombrellone, sia sempre bello mettere il naso tra le pagine del libro.

Certo per me è sacrilegio sapere che esistono delle famiglie, delle persone, che si fanno arredare le case dagli altri, come succede negli Stati Uniti, e si fanno preparare delle librerie con libri “finti”. Parlo di Stati Uniti perché lì ho un caro amico che fa l’interior design e nel suo “warehouse” ha centinaia di “libri finti” che gli acquirenti vogliono per il proprio salotto e per arredare librerie ultramoderne. Quando ho visto questo “scempio” sono rimasta inorridita. Io, che ho così tante montagne di libri che potrei costruirci librerie. Io che spendo fior di quattrini entrando in libreria, dove vorrei acquistare quel “titolo” e poi esco con decine di “titoli”. Non riesco proprio a vedere un senso in certi atteggiamenti. Di certo quelle persone non amano il profumo dei libri.

Odorare le pagine, sentire quel profumo particolare fatto di colla, di polvere, di carta, di cellulosa che si può sentire, misto a tanti e tanti odori che a volte ci portano verso dei ricordi oppure ci possono portare verso un mondo a parte: quello raccontato sul libro stesso, su quel supporto che stiamo sfogliando pagina per pagina.

Non solo amo il profumo dei libri e della carta ma addirittura l’odore pieno di sostanze chimiche della stampa. Una volta entrai in una tipografia e l’odore denso di prodotti chimici mi colpì inizialmente in maniera anche negativa poi via via scoprii che tramite quegli odori si stava creando un libro, che sarebbe stato rilegato a mano, con rilegatura a filo e la copertina rigida che veniva posta con la colla. Sono momenti che, per chi ama il libro come supporto non solo come contenitore di una storia o di più storie, sono veramente entusiasmanti.  Il libro, un qualcosa da tenere a volte come un tesoro prezioso; un qualcosa, a volte, invece, da maneggiare come fosse diventato di famiglia, quasi un fratello. E ancora, a volte, quasi da bistrattare. Invece di usare un segnalibro a volte capita di fare le “orecchie”. Può sembrare un sacrilegio, mentre per chi come me legge, legge, legge in continuazione è prendere sempre più familiarità con quel supporto cartaceo che ci porta in tanti tanti mondi diversi a scoprire tante storie diverse. Ci porta a volare con la fantasia oppure a ricordare storie che sono state importanti per chi ci ha preceduto e lo possono essere anche per noi. 

Il libro e il suo profumo. Una storia d’amore.

Rita Ottaviani

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